Che cos’è l’amnioressi?

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Alla fine della gravidanza, la voglia di conoscere il nostro bambino aumenta in maniera esponenziale: si è presissime dalla sistemazione degli ultimi dettagli della cameretta, di tutto l’occorrente per il bebè e magari anche della preparazione della valigia per il parto. E soprattutto si pensa di essere pronte per ogni evenienza.

Ma mentre sei in sala parto, dopo ore ed ore di travaglio, senti l’ostetrica parlare di amnioressi e tu non hai la minima idea di cosa lei stia dicendo.
Calma e sangue freddo: continuate a leggere per saperne di più anche su questo argomento!

Che cos’è l’amnioressi? – Foto Google Immagini –

L’amnioressi è la rottura artificiale delle membrane senza alcun rischio e dolore per mamma e bambino.

Un’ostetrica o un ginecologo inserisce nella vagina uno strumento simile ad un uncinetto di plastica che provoca un foro nelle membrane che circondano il bambino e in questo modo consente al liquido amniotico di fuoriuscire attraverso la vagina.

L’amnioressi è usata per indurre o velocizzare il travaglio.

Rimuovendo lo strato di membrana che c’è tra la testa del bambino e la cervice, la testa preme direttamente sulla cervice, che a sua volta rilascia l’ormone che stimola le contrazioni e da avvio, o perlomeno aiuta a darlo, il travaglio.

In un travaglio spontaneo che procede normalmente, non c’è necessità di rompere le membrane, le quali si sfalderanno da sole quando sarà il momento.

La mia esperienza personale

Al mio primo parto le membrane si sono rotte da sole durante una contrazione.
La seconda volta invece si sono rotte le membrane prima ancora che le contrazioni avessero inizio.
Al terzo figlio, durante il travaglio, l’ostetrica ha eseguito l’amnioressi, poiché avevo delle contrazioni fortissime, iniziavo a sentire il bisogno di spingere, ma la dilatazione non era ancora completa. Dopo la rottura delle membrane, la dilatazione è arrivata a dieci centimetri quasi in un batter di ciglia e finalmente, dopo un po’ di spinte, è nato Alessandro!

 

Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!

 

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