Che cos’è e a cosa serve l’amniocentesi?

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A seconda della vostra età, della vostra condizione di salute e del vostro bambino, il ginecologo potrebbe prescrivervi alcune ecografie come amniocentesi, villocentesi o cordocentesi.

Ad una ad una, vediamo insieme nel dettaglio in cosa consistono queste ecografie, in modo da capire a cosa servono, perché vengono eseguite e gli eventuali rischi che comportano.

Oggi parliamo appunto dell’amniocentesi.

Questo articolo non intende sostituirsi ai consigli del medico curante, ma offrirsi come approfondimento per quelle persone che desiderano comprendere meglio la loro condizione fisica.
Prima di sottoporsi a qualsiasi cura è opportuno consultare sempre il proprio medico.

L’amniocentesi – Foto Google Immagini –

L’amniocentesi è un esame diagnostico usato per identificare anomalie cromosomiche ed è l’esame più diffuso per identificare la Sindrome di Down.

Viene prelevato un campione di liquido amniotico che contiene le cellule del feto, intorno alla 16ma e 19ma settimana di gravidanza.

L’amniocentesi viene proposta se hai più di 35 anni e quindi il rischio di avere un bambino affetto da Sindrome di Down è maggiore, in presenza di malattie ereditarie nella famiglia e in caso di segnali di sofferenza fetale.

Lo svantaggio di questo esame è che deve essere effettuato a gravidanza avanzata. Di conseguenza, se il risultato fosse positivo e volessi interromperla, dovresti farlo con un parto per via vaginale.

L’amniocentesi viene effettuata usando un trasduttore ecografico per guidare la procedura e, attraverso l’addome, il medico inserisce un ago lungo e sottile per poi estrarre un campione di liquido amniotico.

Per effettuare l’analisi sono sufficienti 10-20 millilitri di liquido amniotico. Nel liquido galleggiano cellule desquamate cutanee e mucose che provengono dal feto dalle quali è possibile individuare le eventuali anomalie cromosomiche responsabili di malattie ereditarie o di malformazioni.

Esiste un pericolo marginale d’aborto eseguendo questo esame, quindi ti verrà consigliato di riposare per un paio di giorni dopo l’esame.

L’amniocentesi – Foto Google Immagini –

Le complicanze più frequentemente osservate sono l’aborto e la rottura del sacco amniotico.

Esistono poi una serie di possibili problematiche, come: la pressione arteriosa, per solito bassa all’inizio della gestazione, può portare a lipotimia in seguito alla stimolazione vagale operata durante il passaggio dell’ago nel peritoneo; l’insorgenza di contrazioni è frequente e transitoria; l’amniotite è una rara complicanza (infezione del liquido amniotico) che conduce ad aborto e, seppur molto raramente, può determinare gravi problemi per la madre; la rottura traumatica delle membrane.

I risultati vengono consegnati dopo circa due settimane.

Il costo medio dell’amniocentesi nelle strutture private varia da 500 a 700 euro. Nelle strutture pubbliche, per le donne d’età superiore a 35 anni che abbiano un rischio certificato dal medico di poter avere un figlio con malattie genetiche, l’esame è gratuito (Ticket).

Esiste anche l’amniocentesi tardiva che serve a fornire un quadro sul grado d’eventuale iso-immunizzazione materno-fetale in presenza del quale è il sistema immunitario della madre ad attaccare il feto; l’attivazione di tale processo è molto pericoloso, fatale in alcuni casi, e soprattutto si aggrava con una seconda gravidanza.
Tramite l’amniocentesi tardiva si può anche stabilire con certezza il livello di maturità polmonare fetale.

 

Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!

 

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