Contraccezione: il diaframma

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Quarto approfondimento sui metodi contraccettivi: oggi parliamo del diaframma, a volte impropriamente chiamato il preservativo femminile. Un metodo di contraccezione quasi in disuso, vista la sua scarsa praticità e la minore protezione rispetto ad altri metodi contraccettivi.

Il ginecologo è la persona di riferimento per tutte le informazioni relative al corretto utilizzo del prodotto. Il presente materiale non intende in alcuna maniera, ne direttamente, ne indirettamente, delineare o sostituirsi a percorsi terapeutici che rimangono esclusiva responsabilità del medico curante. Le indicazioni contenute in questo articolo non possono sostituire la cura del medico, che è pertanto necessario consultare prima di intraprendere qualsiasi cambiamento dello stile di vita.

Il diaframma – Foto Google immagini –

Il diaframma contraccettivo è costituito da silicone medico o lattice, che forma il corpo del cappuccio. La base è costituita da una sorta di anello di metallo flessibile, utile per dare un certo sostegno al diaframma.

Deve essere posizionato in vagina prima del rapporto sessuale, forma una barriera che interrompe il flusso di spermatozoi associandolo ad uno spermicida e deve restare in vagina per le otto ore successive al rapporto, perché gli spermatozoi possono sopravvivere parecchie ore.

Il diaframma non deve essere tenuto in vagina per più di ventiquattro ore.

Usato correttamente è un sistema efficace, ma comporta qualche complicazione pratica (ricordarsi di inserirlo sempre e lasciarlo in vagina il tempo stabilito, usare spermicidi, controllare periodicamente che sia integro) che può comprometterne la sicurezza; non contiene ormoni; può favorire la cistite; la dimensione adatta deve essere stabilita insieme al ginecologo.

Il diaframma non necessita di prescrizione medica e può avere una durata variabile, in genere dai sei mesi ai due anni.

Il diaframma deve essere inserito completamente all’interno della vagina, posizionandolo in prossimità del collo dell’utero, che corrisponde, all’incirca, ad una distanza di 2,5 cm dall’osso pubico (essendo una sorta di cupola flessibile, si adatta naturalmente all’anatomia genitale interna). Dopo averlo rimosso dalla vagina con delicatezza, in seguito al rapporto dovrebbe essere lavato accuratamente in acqua tiepida e sapone, risciacquato nuovamente ed asciugato, per essere riposto all’interno dell’astuccio contenitivo. E’ consigliabile conservarlo in un ambiente asciutto, al riparo dal caldo eccessivo e dall’umidità e di controllare la sua integrità prima di ogni rapporto completo.

 

Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!

 

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